Indice delle parti già pubblicate:

0. Premessa

1. Prima parte – Situazione attuale

 1.1. Fine della “civiltà” come l’abbiamo conosciuta?

Per questionare la possibilità e opportunità della lotta politica nonviolenta oggi, e le eventuali strade praticabili, abbiamo espresso già dalla premessa la necessità di risalire alle sue radici storiche, per poi capire, sulla base di ciò che è stata, se la nonviolenza come l’abbiamo conosciuta sia applicabile nel contesto attuale. Che va osservato senza infingimenti, e per questo con un certo coraggio.

Abbiamo un quadro in cui il Diritto subisce attacchi da parte dei governi, degli Stati e dei grandi poteri multinazionali, attacchi volti a farlo decadere in quanto strumento valido per tutte le parti. Nella totale impunità, il Diritto viene ignorato o apertamente violato: pensiamo a Israele, ma anche al caso dell’uso ripetuto, illegittimo e anticostituzionale dei DPCM durante il dichiarato “stato di emergenza” in Italia.

Abbiamo inoltre un quadro in cui l’avversario è sistematicamente delegittimato e finanche disumanizzato. Abbiamo verificato sulla nostra pelle che etichette come “novax”, “antiscienza”, “complottista” e simili agiscono di fatto come silenziatori, stigma sull’intera persona e su qualsiasi cosa essa possa dire, sia pure che due più due fa quattro.

Con la guerra in Ucraina, la qualificazione di “putiniano” ha portato con sé conseguenze più apertamente minacciose, come le “liste” sui giornali o la circolazione di nomi e indirizzi su canali legati in vario modo a organizzazioni ucraine; ricordiamo comunque che anche essere bollati come “novax” ha comportato rischi concreti, ad esempio in caso di ricovero in ospedale poteva scatenare rappresaglie da parte di operatori sanitari: la strada è stata ben spianata.

Con il massacro che Israele ha scatenato su Gaza, la disumanizzazione ha assunto il suo volto più crudele e più veritiero: i palestinesi denominati “animali non umani” da esponenti del governo, i continui abusi diffusi sui social dagli stessi militari che se ne vantano, l’uso delle cosiddette “intelligenze artificiali” per selezionare gli obiettivi (in pratica l’automazione della decisione di uccidere) ci mostrano che insieme a una popolazione inerme qualcos’altro è stato massacrato. Mentre scriviamo queste righe, arriva la notizia dell’attacco israeliano a civili libanesi, tramite esplosivi nei cercapersone: questo sposta ulteriormente in là la violazione di ogni diritto, anche di guerra, tanto da avvalorare la tesi iniziale, ovvero che non siamo di fronte a uno spostamento di alcuni parametri di un paradigma, ma che l’intero paradigma è compromesso, non esiste più.

Di fronte al quadro appena descritto, franano le categorie politiche di un secolo, il Novecento, che nonostante i suoi orrori ha visto la realizzazione della democrazia, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la nostra Costituzione ed enormi conquiste dal punto di vista giuridico e politico.

Il caso di Gaza spezza il respiro in gola, quindi torniamo all’Italia con esempi meno raccapriccianti ma comunque calzanti, che ci riguardano direttamente.
Il governo di destra sta lavorando alla legge 1660, che contiene un emendamento, l’11, denominato dalla stampa “norma anti-Gandhi”, con misure repressive ai danni di chi protesta in modo nonviolento – il che forse dimostra anche la considerazione che tale governo ha nei confronti della protesta nonviolenta.
All’inizio di giugno, a Bologna la Giunta PD del sindaco Lepore ha permesso (e anzi diremmo ha incoraggiato) che i poliziotti tentassero di gettare giù dagli alberi le persone che ci si erano arrampicate in protesta contro i tagli, mettendone a rischio l’incolumità e dunque confermando, in un certo senso, la legittimità della nostra domanda iniziale.

La ripetiamo: come sperare, che, se ci mettiamo con i nostri corpi davanti a un treno, il treno non ci venga lanciato addosso, per schiacciarci allegramente?

[CONTINUA
1.2 – Ampliamo la prospettiva“]